Aspetti linguistici

Il bisso marino è il ciuffo di bisso della Pinna nobilis L. pulita, pettinata e utilizzata per lavori tessili.

Bisso è il termine zoologico per definire questo ciuffo. Nel 1555, il naturalista Guillaume Rondelet (1507-1566) fu il primo ad utilizzarlo in questo senso nel suo libro sui pesci di mare – Universae aquatilium historiae.

Si dice che ci sia stato uno saggio cinese, “der die Qualität unserer Welt davon abhängig machte, ob wir für die rechten Dinge die richtigen Wörter finden. Dieser Weise war nämlich der Ansicht, dass das Unglück auf Erden vor allem daher stammt, dass wir für gegebene Realitäten die falschen Wörter benützen.” (Iso Camartin, NZZ del 4 marzo 2002), (in italiano: “…che ha fatto dipendere la qualità del nostro mondo dal fatto di trovare le parole giuste per le cose giuste. Questo saggio credeva che la sventura sulla terra sarebbe dovuta principalmente al fatto che si usano parole sbagliate per definire determinate realtà).

Il termine latino byssus ha un altro significato, ancora più antico: esso deriva dal greco βύσσσος (bissos) e risale all’ebraico Būṣ, che significa lino fine. Nell’Antico Testamento, il termine appare più di quaranta volte – rappresentando la presunta ‘prova’ dell’esistenza del bisso marino all’epoca della stesura testuale della Bibbia. Che cosa significa il termino bisso nella Bibbia? In ebraico ci sono diversi termini per definire il lino. I più importanti sono Būṣ, Šeš, Bäd, Pišhtim. Infatti, la seguente tabella elenca i quattro termini ebraici per denominare il lino e i suoi corrispondenti termini in Latino, in tedesco, in italiano ed in inglese, tutti termini tratti dalle traduzioni bibliche risalenti al XVI e al XX secolo.

Ebraico

Būṣ

Šeš

Bäd

Pišhtim

Latino

byssus, serico

byssus

linea

linea o byssus

Tedesco

Leinen
Byssus
Leinwand
Baumwolle
weiße Seide
Byssus (= feinste weiße Baumwolle)
köstliche Leinwand
gel(b)e Seide
Seide
Leinwand
Byssus
weiße Baumwolle
Leinwand
Byssus
Baumwolle

Italiano

bisso
lino fino
lino bianco
bisso
lino fino
lino finissimo
lino
bisso
lino

Inglese

linen
byssus
silk
fine linen
byssus
silk
linen linen

Il termine bisso ha suscitato molte perplessità e già nell’antichità si è discusso se si trattasse di lino o di cotone. Questa incertezza si riflette particolarmente nelle traduzioni della Bibbia, come possiamo vedere nella tabella. Il termine tedesco Muschelseide o il termine inglese sea silk non si trovano in nessuna traduzione della Bibbia. Giustamente: il termine bisso nei testi prima del 1500 non ha niente a che vedere con il bisso marino.

Tuttavia: il bisso marino esisteva già nell’antichità – ma con termini diversi. Un problema linguistico, quindi, e la ragione di innumerevoli traduzioni errate, miti e leggende.

r

Importante

Tutte le citazioni sono riprodotte in lingua originale per evitare errori di traduzione. Per una migliore comprensione, a volte è allegata una traduzione dell’autore.

Bisso e Bisso

Torniamo all’antichità e diamo un’occhiata al Dizionario Greco Antico sul termine bisso.
βύσσσος [-ou,η] sostantivo femminile: bisso, lino finissimo e tela che si faceva con esso nell’India e in Egitto

Nehemesbastet vestito di lino di bisso (KV 64), ca 1000 a.C. © Kacicnik

Nel 2012, un team del Dipartimento di Egittologia dell’Università di Basilea ha scoperto nella Valle dei Re la tomba indisturbata di una cantatrice di Amon: Nehemesbastet era il suo nome. È raffigurata su una stele, vestita di finissimo lino trasparente: in bisso.

Dieci diverse qualità di lino dalla tomba KV 64, Valle dei Re, Egitto, Progetto Valle dei Re, Università di Basilea

Nella stessa tomba sono stati ritrovati resti di oltre dieci diverse qualità di lino: dal più grossolano sacco a quello più fine e garzato. Quest’ultimo si chiama bisso (di lino) (Bickel & Paulin-Grothe 2012).

Il termine greco byssinon, inciso sulla Stele di Rosetta, si riferisce all’uso dei tessuti di bisso di lino risalenti al II secolo a.C. I primi geroglifici sono stati decifrati sulla base di questa stele, che è stata trovata in Egitto nel 1799. Anche il Etymological Dictionary of Greek (Beekes 2009) fa riferimento al bisso come tessuto di lino, ma sottolinea che il termine “più tardo” è stato esteso ai tessuti di cotone e di seta.

βύσσος [f.] “Byssos”, flax and the linen made of it (Emp.); later also referring to cotton and silk <LW Sem.> . DER βύσσινος ‘made of β.’ (Hdt.); βύσσωμα ‘net from β.’ (AP; on the formation see πέπλωμα, etc., Chantraine 1933: 187).
. ETYM The word is supposed to have been borrowed by Greek from Eg. w:d ‘linen’ via Semitic (Hebr., Aram. būs; see E. Masson 1967: 20 ff.; Szemerényi Gnomon 43 (1971): 661).

Bisso di lino, ricamato, 4°/6° secolo, Abegg-Stiftung 2015, CH-3132 Riggisberg, Inv. Nr. 4230 (foto: Christoph von Viràg)
Nella Fondazione Abegg a Riggisberg, in Svizzera, esiste un tessuto di lino finissimo ricamato, risalente fra il 4° et 6° secolo, chiamato appunto bisso di lino.
Bisso di seta, prima del X secolo, MAK T 891, Vienna (foto A. Kudrnofsky)
Infatti, i tessuti di seta pregiata del Medioevo sono noti anche come bisso. La collezione tessile del Museo di Arti Applicate MAK di Vienna contiene un tessuto di seta sottilissimo, noto come bisso, di color giallastro e tessuto ad armatura a tela. Questo reperto proviene dalla collezione di Franz Bock (1823-1899), lo storico dell’arte tedesco che si occupava di tessuti sacri. In questo frammento egli scrive: “Byssusgewebe orientalischer Fabrication. Vor dem X. Jahrhundert. Diese Byssusgewebe gehört zu der feinsten Sorte, die im Mittelalter hoch in Ehren stand. Von ähnlichem Byssusstoff sind meistens jene stofflichen Ueberreste, die, von Reliquiarien, eingefasst, häufig genannt werden de peplo beatae Mariae virginis, de sudario Domini. Bei älteren Schriftstellern führt dieser kostbare gasartige Stoff seiner Zartheit wegen die Bezeichnung linea nebula; auch heisst es bei einem Schriftsteller, dass Jemand, bekleidet mit einem solchen Gewebe, ausgesehen habe, ut vinum in vitro.” (in italiano: “Tessuto di bisso di fabbricazione orientale. Prima del X secolo. Questo tessuto di bisso appartiene al tipo più pregiato, molto apprezzato nel Medioevo. Di simile tessuto di bisso sono per lo più quei resti materiali che, circondati da reliquiari, sono spesso chiamati de peplo beatae Mariae virginis, de sudario Domini. Negli scrittori più anziani, questa preziosa sostanza gassosa è chiamata – per la sua delicatezza – linea nebula. Inoltre, uno scrittore dice che ‘qualcuno vestito con un tale tessuto sembrava ut vinum in vitro’.”)

Nel 1983, Gabriel Vial, direttore del Centre International d’Etude des Textiles Anciens CIETA di Lione ha analizzato un tessuto risalente all’VIII secolo, il quale viene definito come bisso. Si tratta di seta di gelso. Egli spiega: “… la confusion était totale entre le lin, la soie, le coton et ce que l’on appelle aujourd’hui du mot Byssus”, (in italiano : “… c’era una confusione totale tra il lino, la seta, il cotone e quello che oggi chiamiamo Bisso” (vedi anche Maeder 2008, 2010, 2016, 2017a e b).

Cosa intendeva dire? I problemi linguistici del termine bisso – per riferirsi al bisso marino – iniziano con Aristotele, erroneamente chiamato il ‚padre’ del bisso marino. Ingiustamente! Si tratta infatti di un errore di traduzione risalente al XV secolo; un errore che ha avuto un impatto enorme sulla storia del bisso marino.
Nel III secolo a.C., Aristotele scrive una storia di animali, la sua Historia animalium. Qui vi descrive anche la pinna, la conchiglia: “Αἱ δὲ πίνναι ὀρθαὶ φύονται ἐκ τοῦ βύσσου ἐν τοῖς ἀμμώδεσι καὶ βορβορώδεσιν”. Willem van Moerbeke (1215-1286 ca.), domenicano fiammingo e importante traduttore di scritti antichi, nel XIII secolo traduceva correttamente: “Pinnae rectae nascuntur ex fundo in arenosis …”, “Le pinne crescono in posizione verticale dal fondo” (van der Feen 1949, Turner e Rosewater 1958). Duecento anni più tardi, Theodorus Gaza (1400 ca.-1475 ca.), un umanista di Bisanzio che viveva in Italia, scrive una nuova traduzione degli scritti di Aristotele. Egli cambia il testo in modo considerevole, perché Gaza era convinto che “a translator of Aristotle must first do his best to restore the text to the form the philosopher had originally given it, and to do so he will have to make substantial changes ad mentem Aristotelis” (Beullens e Gotthelf 2007), (in italiano: “… un traduttore di Aristotele deve prima di tutto fare del suo meglio per riportare il testo alla forma che il filosofo gli aveva dato originariamente, e per farlo dovrà apportare modifiche sostanziali ad mentem Aristotelis). Per migliorare la versione di Aristotele, per così dire. Gaza così scrive: “Pinnae erectae locis arenosis coenosisque ex bysso…” (… la pinna cresce eretta dal suo bisso…). Per bisso, tuttavia, si intendeva il lino fine. Questa è l’origine del termine zoologico byssus.

La traduzione di Gaza della Historia animalium di Aristotele fu pubblicata nel 1476 a Venezia e fu un successo immediato, superando tutte le precedenti traduzioni per la sua importanza. Mentre la versione di Moerbeke fu stampata per la prima volta – e solo parzialmente – nel 1908 (!), quella di Gaza aveva già visto più di 40 edizioni alla fine del XVI secolo. Da questo momento in poi, il già ambiguo termine antico bisso – lino? cotone? – ha ottenuto l’aspetto aggiuntivo di una fibra animale – ed è stato quindi trasferito al bisso marino. “In this sense, however, the word was not used in the language of the ancients” (Laufer 1915), (in italiano: “In questo senso, però, la parola non era usata nel linguaggio degli antichi”).

Nel 1555, il naturalista francese Guillaume Rondelet (1507-1566) fu il primo a segnalare le due varietà del termine bisso: “Byssus terrenus est et marinus“, cioè un bisso della terra e un bisso del mare. Il naturalista svizzero Conrad Gessner (1516-1565), noto anche come l’’Aristotele del Rinascimento’, aveva già scritto in giovane età un dizionario latino-greco. Tre anni dopo, nel 1558, egli critica la traduzione di Gaza e l’uso del termine byssus. Nel suo “Vollkommenen Fisch-Buch” (il Libro del Pesce) del 1670, pubblicato postumo, si menziona anche dell’uso del bisso come materiale tessile e della differenza rispetto al bisso biblico in tedesco medievale: “Auss solcher reinen Matery oder Wolle / so sich von den Steckmuscheln herauss streckt / werden auch Kleyder bereytet / und unter andere reine Gewöll gezettelt / ist doch ein andere Art / als der köstliche Flachss oder Byssus von welchem in beyden Testamenten geschrieben stehet” (Gessner et al. 1670), (in italiano: Da tale materiale puro o lana / quando si allunga dalle pinne / anche il lino viene messo in bacche / e posto tra altri mucchi puri / è di un tipo diverso / rispetto al delizioso lino o bisso, di cui sono scritti entrambi i testamenti).

Tuttavia, in varie lingue, soprattutto in quelle romanze, il bisso marino è spesso chiamato soltanto bisso, quindi, i problemi di comprensione e di comunicazione sono inevitabili. La storia del bisso marino ne è piena.

Un testimone importante per il termine tessile bisso è Giorgio Vasari (1511-1574). Nelle sue biografie dei più famosi architetti, scultori e pittori, nel capitolo su Raffaello menziona un autoritratto di Dürer, dipinto su una tela di bisso, di lino pregiato, come si legge correttamente in una traduzione tedesca: “… ein Selbstportrait, das er mit Tempera auf einer feinen Leinwand ausgeführt hatte” (in italiano: … un autoritratto da lui eseguito a tempera su una bella tela di lino). Nella seconda edizione, riveduta e integrata del 1568, descrive più precisamente il materiale dello stesso autoritratto come una tela di rensa sottile, un fino tessuto di lino bianco che prende il nome dalla città francese di origine, Reims.

Il bisso marino nella diversità linguistica

Il Progetto Bisso marino si basa sullo studio e sull’analisi di testi – libri, articoli, archivi, enciclopedie – in quattro lingue: tedesco, italiano, inglese e francese, coprendo un periodo di tempo che va dal XV secolo ad oggi. Dove possibile, mi sono basata su testi originali. Per i testi latini, greci ed ebraici ho potuto arruolare l’aiuto di esperti corrispondenti – molte grazie!

Nelle pagine seguenti elenco i termini di diversi tempi per il bisso marino e per la fibra di barba (bisso), così come l’uso del termine bisso nella Bibbia e le sue traduzioni.

Tedesco

Italiano

Inglese

Francese

Muschelseide

Bisso marino

Sea silk

Soie marine

Byssus

Byssusseide
Seeseide
Fischseide
Steckmuschelseide
Meeresseide
Pinnamarina-Seide
Schneckenseide

Seewolle
Fischwolle
Meerwolle

Muschelflachs

bisso

seta di mare
seta marina

lana marina
lanapinna
lana pena
lanapesce
lana di nacchera
lana dorata

pelo d’astura
pelo di nacchera

marine byssus

byssus silk
pinna silk
marine silk

pinna wool
marine wool
sea wool
fish wool

silkworm of the sea

soie de mer
soie de pinne
soie de byssus

laine de mer
laine marine
laine de pinne

bysse
byssus de pinne marine

poil de nacre

Si nota come i due termini bisso e bisso marino siano intrecciati. Le voci nei dizionari, nei libri specializzati e nelle enciclopedie ne sono la testimonianza. Aggiungerò quindi alcune voci nella rispettiva lingua, risalenti a tempi storici diversi – a partire dalle più recenti – senza commentarle. Queste voci mostrano con disarmante chiarezza che i malintesi e le errate interpretazioni sono evidenti.

Nelle seguenti pubblicazioni ho approfondito questo problema. Queste pubblicazioni possono essere richieste – come per tutti gli altri documenti – all’autrice (felicitas.maeder (at) muschelseide.ch).

Maeder, F. (2017a) Irritating Byssus – Etymological problems, material facts and the impact of mass media. In Textile Terminologies from the Orient to the Mediterranean and Europe 1000 BC – AD 1000”. Salvatore Gaspa, Cécile Michel, & Marie-Louise Nosch (eds), Lincolnn NE: Zea Books), 500-519.

Maeder, F. (2017b) Byssus and sea-silk: a linguistic problem with consequences. In Treasures from the Sea – Sea Silk and Shellfish Purple Dye in Antiquity. Hedvig Landenius Enegren und Francesco Meo (eds), Oxbow Books, Ancient Textile Series 30, Oxford, 4-19.

Maeder, F. (2017c) La soie marine et son histoire : un produit textile de la Méditerranée. In L’exploitation des ressources maritimes de l’Antiquité. Activités productives et organisation des territoires. XXXVIIe rencontres internationales d’archéologie et d’histoire d’Antibes & XIIe colloque de l’association AGER. Sous la direction de Ricardo Gonzales Villaescusa, Katia Schörle, Frédéric Gayet, François Rechin, Editions APDCA, Antibes, 71-88.

Maeder, F. (2016) Nicht überall wo Byssus draufsteht ist Muschelseide drin. Sprachliche und materielle Aspekte eines Missverständnisses – und die Folgen. In Das Christusbild. Zu Herkunft und Entwicklung in Ost und West. Karlheinz Dietz, Christian Hannick, Carolina Lutzka, & Elisabeth Maier (eds.), Echter Verlag, Würzburg, 790-848 und tavole 85/86.

Il termine Byssus in The merchant’s polyglot manual, in 9 languages, von Edward Henry Michelsen von 1860: 1. Muschelseide (German); 2.Byssus (Dutch); 3. Hafssile (Swedish); 4. Byssus (Aegypisk linned) (Dan.); 5. Bysse, Poil de nacre (French); 6. Bisso, Lanapesce (Italian); 7 Lanapena (Spanish); 8. Bisso (Portugese).

Tedesco

Muschelseide: Il termine tedesco per definire il bisso marino è stato usato per la prima volta in un libro dello studioso tedesco Daniel Gottlieb Rudolph (1726-1768): Hand-Buch oder kurze Anweisung wie man Naturalien-Sammlungen mit Nutzen betrachten soll. Egli menziona il filo finissimo della “Steckmuschel, woraus man in Tarento, Palermo etc allerley schöne Stoffe, Zeuge zu Kleidern, Camisölern, Mützen, Strümpfe, Handschuhe verfertigt. Die natürliche Farbe dieser Muschelseide fällt ins Olivengrüne, ist aber nicht so weich und fein, als die ordentliche Seide. In Sammlungen hat man öfters Gelegenheit, dergleichen gearbeitete Sachen zu sehen.

Altri nomi tedeschi per il bisso marino sono Byssusseide, Seeseide; d’epoca anche See-, Fisch- o Meer-Wolle, Moos-, Mies-, Bart- o Büschel-Seide, Steckseide. Negli elenchi commerciali e doganali si trovano i termini Steckmuschelseide (sotto fioretto), Meeresseide, Pinnamarina-Seide (anche pina marina).

Pinna nobilis: Anche la Pinna nobilis ha vari nomi: Edle Steckmuschel, Pinna marina, Pinna maritima, Perna, Astura; nel XVI secolo Hammemuschel, nel XVIII Stockmuschel, nel XIX secolo Seiden-, Stick-, Schinken- o Holstenmuschel, Pistolenholster.

Ciuffo di bisso: Faserbart der Steckmuschel, Byssus, Bart, Muschelbart

Bisso nella Bibbia: Nelle traduzioni bibliche tedesche della Vulgata per definire il termine bisso troviamo queste definizioni: köstliche Leinwand, feines Leinen, schlichtes Linnen, weisse oder gele [gelbe] Seide; bysso retorta è gezwirnte weisse Seide o weisse Leinwand, gezwirnter Byssus, gezwirnte Baumwolle.

I termini Byssus und Muschelseide nelle enciclopedie, lessici, dizionari e letteratura specializzata tedesca

(non commentato – per ulteriori analisi vedi Maeder 2016, 17a e b)

Byssus: “Ein feinfädiger Netzhemdenstoff aus Dreherbindung; ferner feinfädige, zarte, ungemusterte oder mit eingewebten Mustern versehene Gewebe aus Seide, Muschelseide oder Flachs. Diese Gewebe (Byssos) wurden schon zur Pharaonenzeit zum Einhüllen der Mumien und Reliquien benutzt. […] Seit dem Altertum wurde dieses Sekret ‘geerntet’ und zu durchsichtigem, naturfarbigem Gewebe verarbeitet (gewirkt).” (Wadischat, 2008)

βύσσος “Da im Laufe dieser Untersuchung immer wieder von kostbaren Kleidungsstücken oder Einrichtungen des Stiftszeltes und der Bekleidung des Kultpersonals die Rede ist und es im Vorderen Orient üblich war, Gottheiten und kultische Gegenstände mit kostbaren Materialien darzustellen und zu verehren, liegt es Nahe, dass auch Kleidungsstücke in irgendeiner Weise goldfarben gestaltet wurden. Diese Farbe wurde und wird erzielt, indem die Ankerfäden der Edlen Steckmuschel Pinna nobilis L. mit einer weiteren Faser versponnen und evtl. mit Zitronensaft bearbeitet werden. Mit den auf diese Weise gewonnenen Fäden kann ein kostbares, goldfarbenes Kleidungsstück hergestellt werden, das den Anforderungen und Vorstellungen der gehobenen Gesellschaft und des Kultes genügt. Das, was in der LXX [Septuaginta] als βύσσος bezeichnet wird, ist also ein Mischgewebe aus Muschelseide und einem anderen Material, wahrscheinlich Leinen, das aufgrund der Farbe der Muschelfäden eine gelbliche bis goldglänzende Färbung erhält. Dieser Farbton kann durch das Verspinnen von Byssusfäden mit braunem Ziegenhaar noch intensiviert werden.”(Kersken, 2008)

Byssus (βύσσος). “Pflanzliche und tierische Fasern, die zu weitgehend durchsichtigen Gewändern (βύσσινος, βύσσινον) verarbeitet wurden. Dies sind vor allem wohl linum (λίνον, Lein, Flachs), später Samenhaare der Baumwolle … aber auch Fasern von Pilzen und Flechten. Auch die heute noch als B. bezeichneten Haftfasern im Meeresboden festsitzender Muscheln … waren Lieferanten für … Fasern zur Anfertigung von Stricken, Strümpfen oder Handschuhen.” (Enzyklopädie der Antike, Neuer Pauly, Band 2, 1997)

Byssus (grch.) “1 faserförmiges Spinnbündel aus dem Sekret der B.-Drüse vieler Muschelarten, dient den Tieren zur Befestigung am Untergrund, wurde seit dem Altertum als Muschelseide gewonnen und zu durchsichtigem, naturfarbigem Gewebe verarbeitet. Schon griech. und röm. Schriftsteller hielten es für Seide. 2 Gewebe aus feinen Leinenfäden … 3 ein feinfädiger Netzhemdenstoff …” (Brockhaus Enzyklopädie in 20 Bänden, 17. Aufl., 1967)

Byssus: “1 Historische Bezeichnung für schleierartige Gewebe, die aus besonders feinen Flachsqualitäten erzeugt wurden … Gewebe aus der feinsten Qualität dieses Flachses, die auch noch im klassischen Altertum und in frühen christlichen Zeiten gearbeitet wurden, sind als alexandrinischer B. bekannt.” [Il bisso – di lino – siriano o antiocheno è anche menzionato.] “Die Verwendung dieser Materialien für Schleiergewebe beschränkte sich nicht auf Ägypten und Syrien; durch Karawanen überbracht, wurden sie auf orientalischen Märkten gehandelt.
2 Das in Fadenform erstarrte Sekret bestimmter Muscheln, besonders der Pinna-Arten, das als B.-Schopf – aus einer Vielzahl feiner, 20 – 50cm (sic!) langer Fäden bestehend … Die Fäden wurden früher (auch schon im Altertum) in grösserem Umfang gewonnen und verarbeitet (s. Muschelseide, die deshalb auch B.-Seide genannt wurde. Verwechslungen mit dem Begriff unter 1 sind möglich.”

Muschelseide (Byssusseide): “seidige Fasern des Byssusschopfes der gemeinen Steckmuschel Pinna nobilis L. (auch Schinkenmuschel genannt) und einiger anderer Pinna-Arten … Gewonnen wurden die Steckmuscheln schon seit alters her vorwiegend in Italien, besonders in Tarent und Sizilien … Die Verarbeitung der Muschelfasern zu Gespinsten und Geweben war im Altertum wie auch im Mittelalter stärker verbreitet.” (Grosses Textil-Lexikon, Koch & Satlow, 1965/66)

Byssus: “B. … ist ein durchsichtiges, ungefärbtes Gewebe von verschiedener, besonders feiner Textur. Die Faser wird aus einer im östlichen Mittelmeerraum wachsenden Pflanze gewonnen. Die Bezeichnung Byssus wird fälschlicherweise oft auf Muschelseide angewendet, eine Seide, die aus dem Bart einer Meeresmuschel hergestellt wird […]” (Reallexikon zur deutschen Kunstgeschichte 1954)

Byssus, ein leichter, feinfädiger, mit grossen Poren versehener Hemdenstoff. Kette und Schuss ist bester Mako-Baumwollzwirn. … Byssus oder Muschelseide ist ferner die Bezeichnung für den olivenbraunen, sehr widerstandsfähigen, seidenglänzenden Faserbart einer im Mittelländischen Meer lebenden Steckmuschel. … “

Muschelseide. Aus etwa 5 cm langen, glänzenden braunen, seidenartigen Haarbüscheln von im Mittelmeer lebenden Seemuscheln gesponnener Faden.” (Textil-Lexikon, Glafey 1937)

Byssus (griech.: byssus), durchschimmernde Gewebe verschiedener Feinheit aus weissen und gelblichen Leinenfäden. Der altorientalische B. hat hinsichtlich der Feinheit verschiedene Arten aufzuweisen. Zu den einfachsten Sorten des B. sind jene feinen Leinengewebe zu zählen, in welche die Mumien Aegyptens und der Pharaonenzeit eingewickelt wurden. Diese Mittelsorte ist aus einem mittelfeinen Handgespinst der Pflanze linum usitatissimum gewonnen, welche in Unter- und Oberägypten mit Sorgfalt angebaut wurde. Die feinste und teuerste Abart des B., die an Wert dem königlichen Purpur gleichstand, wurde aus den zartesten Fäden jener Leinpflanze angefertigt, die nur im Delta Aegyptens wuchs. Diese Sorte des B. war im klassischen Altertum und in den frühesten christlichen Zeiten sehr gesucht und bekannt unter der Bezeichnung ‘alexandrinischer Byssus’. Ihm stand an Feinheit und Höhe des Preises der syrische Byssus nahe, welcher in der Nähe von Antiochien wuchs und daselbst unter der Benennung antiochenischer B. gewebt wurde und durch Karawanen meist auf orientalischen Märkten Absatz fand. Der alexandrinische B. fand vorzugsweise als sudarium (suaire) zur Umhüllung des Hauptes hoher Verstorbener Verwendung. Die Zartheit des Gewebes gestattete es, die Züge des Verstorbenen zu erkennnen. Dieser Eigenschaften wegen wurde er auch von hochstehenden Frauen und Matronen als Kopfhülle, überhaupt als leichtes Obergewand (velamen peplon) in Gebrauch genommen. Seiner Zartheit wegen nannte man den B. auch linea nebula oder opus araneum, weil er in seiner Textur wie Nebel oder wie ein leichter Anhauch des Spinngewebes sich darstellte. Die Sitte verbot es aber im Altertum, nur in Byssus zu erscheinen, er blieb ein Privilegium für hochstehende Personen und Würdenträger. Gemusterte Byssusstoffe mit geometrischen Figuren, aus der römischen Cäsarenzeit bis zum Sturze des weströmischen Kaiserreiches, sind nachweisbar. Als Marktplatz der Byssusstoffe nennen die Schriftsteller des Altertums, seit den Tagen der ägyptischen Pharaonen bis auf die Zeiten der Ptolemäer und die Herrschaft der arabischen Kalifen, Alexandrien als Hauptort, desgleichen Antiochien, Damaskus und Palmyra für weniger durchscheinende Gewebe. (Vgl. Bock 1895). Je mehr die Kultur und Industrie nach den Kreuzzügen an Ausdehnung gewannen, auch die indischen und persischen Baumwollstoffe Eingang fanden, desto seltener wurde der Byssus, bis er im 15. Jahrhundert überhaupt nicht mehr erscheint. (Vgl. auch Muschelseide.)”

Muschelseide, Lana penna, auch Pinna marina (ital.: Bisso, bissus, lana-pesce, pelo di nacchera, pelo d’astura) sind die glänzenden, seidenartigen Fäden mehrerer Gattungen Seemuscheln, wie Kammmuschel, Pecten, Miesmuschel, Mytilus u.s.w., die mit 4-6 cm langen Haarbüscheln (Byssus) im Meere sich an die Felsen ansetzen. Die nützlichste Muschel dieser Gattungen ist die sogen. Steckmuschel oder Schinkenmuschel (Pinna nobilis L.), auch Seidenmuschel, Holstenmuschel und Pistolenholster. Die Fäden werden nach gehöriger Reinigung verarbeitet. Die Anwendung der Steckmuschel für Webereizwecke war schon im Altertum bekannt: besonders zur Herstellung von Reitermänteln; die feinsten Muschelseidengewebe wurden in Indien angefertigt und dann nach Griechenland gebracht; die Araber nannten die Muschelseide Meereswolle.” (Handwörterbuch der Textilkunde aller Zeiten und Völker, Heiden 1904)

Muschelseide (Byssusseide): “seidige Fasern des Byssusschopfes der gemeinen Steckmuschel Pinna nobilis L. (auch Schinkenmuschel genannt) und einiger anderer Pinna-Arten … Gewonnen wurden die Steckmuscheln schon seit alters her vorwiegend in Italien, besonders in Tarent und Sizilien … Die Verarbeitung der Muschelfasern zu Gespinsten und Geweben war im Altertum wie auch im Mittelalter stärker verbreitet.” “Es ist also der Byssus des Altertums und des frühen Mittelalters nicht zu den Seidenstoffen, sondern zu den Leinengeweben zu rechnen.” (Bock, Die textilen Byssus-Reliquien des christlichen Abendlandes, aufbewahrt in den Kirchen zu Köln, Aachen, Cornelimünster, Mainz und Prag,1895)

Byssus: (byssum) “1 die feinste weisse Baumwolle der Indier u. Aegypter, aus mehreren Arten des Gossypium gewonnen, der hebräischen u. noch mehr der in Elis und Achaja gewonnenen vorgezogen; 2 Webestoff, welcher aus den langen, ausnehmend feinen Barthaaren der zum Geschlecht der Ostracea gehörenden See- od. Steckmuschel (pinna marina) gewonnen wurde; auch heut zu Tage verfertigt man aus dieser Muschelseide ausserordentlich feine Gewebe. Im Alterthum bedeutet B. Prachtgewänder, Priesterkleidung und wird in der Bibel stets neben den kostbarsten Zeugen genannt, (fälschlich mit ‚köstlicher Leinwand’ oder ‚weisser Seide’ übersetzt).” (Herders Conversations-Lexikon, Band 1, 1854)

Byssus, Fr. Bysse, nannten die Alten eine gewisse kostbare Materie, woraus Zeuge zu allerley Kleidungsstücken für die Vornehmen und Reichen, insonderheit auch für die Damen und Priester, gewebt wurden. … Worinn aber die Materie des Byssus eigentlich bestanden habe, das scheint man seit vielen Jahrhunderten nicht mehr zu wissen. Einige nennen sie eine wahre Seide; Andre, eine Seide von der Pinne marine, oder von der Perlenauster; Andre, den schönsten ägyptischen Flachs; Andre, eine sehr feine Baum=Wolle; noch Andre leiten sie aus dem Mineralreich her. Die wahrscheinlichste Meinung ist vieleicht die, welche der Chevalier de Jaucourt in der Encyclopédie [von Diderot und d’Alembert] äussert, daß Byssus ein generischer Name gewesen, womit die Alten allerlei Arten kostbarer Materien zu feinen Kleidungsstücken, bezeichnet hätten.” (Krünitz, Oekonomische Encyclopädie oder allgemeines System der Staats- Stadt- Haus- und Landwirthschaft, Band 7, 1776)

Il termine bisso marino compare solo nel 98° volume del 1805, prima generalmente sotto conchiglie, più dettagliatamente nel capitolo XIV sotto pinna, Steckmuschel:
“Unten befindet sich ein Bart von schwarzgrünen Haren, welcher der Byssus der Alten ist,” seguito dal commento: “Andere verstehen unter Byssus der Alten die Baumwolle.” Dieser Meinung wird einige Seiten später widersprochen: “… findet man Nachrichten, dass schon die Alten sich dieser Seide [gemeint ist die Muschelseide] zu Kleidungen bedient haben, wiewohl es ausgemacht ist, dass man vordem in Aegypten unter dem Worte Byssus die Baumwolle und nicht diese Seide verstanden habe, denn Julius Pollux macht uns von dem Byssus und dessen Entstehung eine Beschreibung, welche sich allein auf die Baumwolle, und weder auf den Flachs noch auf die Muschel-, noch auf die andere Seide anwenden lässt.” (Krünitz, Oekonomische Encyclopädie oder allgemeines System der Staats- Stadt- Haus- und Landwirthschaft, 1805)

Byssus … eine Art sehr reines und zartes Flachses, so in Indien und Egypten wächset, daraus vor Zeiten kostbare Kleider gemacht worden.”
Sotto il termine pinna, invece, il bisso marino viene spiegato in questo modo:
“Diese Seide [quindi Muschelseide, bisso marino, ma non si chiama ancora così!] wird abgenommen, gesponnen und Strümpffe, auch andere dergleichen Kleidungen daraus gemacht.”(Universal-Lexicon, Zedler 1741)

Johann Jakob Spreng (1699-1768), teologo e professore di greco, fra il 1740 e il 1768 presso l’Università di Basilea, scrisse un “Allgemeines Deutsches Glossarium”, un testo che è stato trascritto solo negli ultimi anni e pubblicato nel 2021 dell’Università di Basilea.
Nel volume IX. 16 Mi – Mÿx troviamo *Muschelflachs, *Muschelseide, *Schneckenflachs, *Schneckenseide; byssus pinnae marinae. seÿn brandrötliche und flachs- oder seidenähnliche Fäden, die aus dem untern Ende einer kegelförmigen Seeschnecke oder Muschel, die in der adriatischen See gefunden, wird, herausgehen. Aus den daraus gesponnenen Garne werden Strümpfe und andere Kleidungen verfertiget. s. Jabl. in Pinna. (Universitätsbibliothek Basel, Handschriften Sign. NL 71. IX Bd. 16 (unpaginiert) recto b)

Italiano

Bisso marino: Il termine bisso marino si trova per la prima volta nel 1681 nel libro dal titolo Recreatio mentis et occuli in observatione animalum testaceorum di Filippo Buonanni (1638-1725). Si distingue già chiaramente tra il bisso del mare e il bisso ‘della terra’, fatto di lino o di cotone: “… bisso marino a distintione del terrestre, fatto di lino, ò bambagia“.

Nel 1785, la stessa distinzione viene anche proposta da Michele Rosa nella sua tesi Delle Porpore e delle materie vestiarie presso gli antichi, quando spiega in dettaglio i diversi tipi di bisso, “di varie specie e bellezze e terrestre e marino“. Quest’ultimo lo chiama anche “pelo… dell’Astura che è appunto il bisso marino dell’Aldrovandi, materie tutte o di poco uso o di carissimo prezzo.

Ulteriori termini per bisso marino sono: seta marina, seta di mare, lana marina, lana dorata, lana di nacchera, pelo d’astura (o d’ostura), bisso guacara; a Taranto: lanapinna, lanapenna (anche lana pena), lanapesce, lana di pesce, mentre in Sardegna: pilu de nàkkara oppure niaccara, gnacara. Non è chiaro ancora il significato di lana d’oro, lana aurea, lana lucida.

Anche il termine seta di mare non è del tutto chiaro. Nel 1976 Morelli lo contrappone alla seta ‘di terra’, che significa seta di Sicilia o di Persia, trasportata via mare: “Partendo dal porto di Marsiglia, ben venti balle di ‘seta di mare’ attraversano, ‘con dotte da diversi vetturali’, il sud della Francia in direzione della Liguria e di Firenze”. Nella nota a piè di pagina si legge: “Questa denominazione si contrappone alle sete grezze italiane ‘di terra’ (Piemonte, Bologna, Genova, Vicenza) e sta ad indicare alcuni tipi di seta proveniente o dalla Sicilia o dall’arcipelago persiano che, sbarcate a Marsiglia, venivano largamente impiegate dall’industria serica lionese.” Tuttavia, non ho trovato altre prove a sostegno di questa affermazione.

Byssus: il termine bisso marino è spesso abbreviato in bisso, il che naturalmente porta ai malintesi già menzionati. Oggi, bisso è anche usato per descrivere un tessuto molto leggero e molto fine, di cotone o di lino e adatto al ricamo.

Il termine biblico bisso è tradotto principalmente come bisso o bisso ritorto, ma anche come lino fino o seta, a seconda dell’edizione e del periodo.

Bisso è anche un termine di colore. Nel libro De arte illuminandi, un ricettario del XIV secolo per la produzione e l’uso dei colori, il termine bisso fa riferimento ad un colore (violaceo, blu violaceo). Nel 1968, Brunello spiega: “Poiché queste tele [probabilmente di cotone] venivano spesso tinte, probabilmente nella Bibbia si usava il termine bisso per indicare tanto la tela quanto il colore col quale essa era tinta. Ma dato che si fa sempre distinzione tra scarlatto, porpora, giacinto e bisso, è da ritenere che bisso volesse significare un particolare colore. Forse si trattava di una tonalità del purpurisso, prodotto da una farina fossile colorata con la porpora e usata dagli antichi appunto per imitare la porpora.”

Nel Fabbroni (1782), il bisso nella Bibbia è sia un colore che un materiale tessile: “… dobbiam noi intender dunque par Bisso, una particolar materia, o un particolar colore”. Il seguente è un argomento per la designazione di un colore (2 Chron 2,14): “Egli sa lavorare l’oro, l’argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno, i filati di porpora, di violetto, di bisso e di cremisi …”.

Cennino Cennini lo conferma nella sua opera Trattato della pittura dei primi del Quattrocento, dove spiega la composizione del colore bisso e il lavoro all’aperto con esso.

E un’altra voce afferma: “Bisso è lino finissimo, crescente intorno ad Elim nell’ Acaja, e computato a peso coll’oro. Ma Forster (De bysso antiquorum) pretende non fosse altro che il nostro cotone d’India. Con esso facevasi una tela finissima, che per lo più tingevasi in porpora, il più pregiato fra’colori: onde bisso fu preso spesso per color di porpora.” (Cantù & Parini 1854)

Pinna nobilis: Nacchera, gnacchara, gnacchera, astura, pinna comune, stura, perna, verme da seta di mare; a Taranto anche cozza penna, paricella, paricedda (il termine dialettale è parëceddë), nàcchera, madreperla; in Sardegna macigoni.

Ciuffo di bisso: Bisso, ciuffo, bava, pelo di nacchera, ciocca di peli.

I termini bisso e bisso marino nelle enciclopedie, lessici, dizionari e letteratura tecnica italiana

(non commentato – per ulteriori analisi vedi Maeder 2016, 2017a e b)

bisso Filamenti di natura corneo-elastica secreti in forma semifluida (e coagulati a contatto con l’acqua) da una ghiandola presente nel piede di molti Molluschi Bivalvi, che servono a fissare l’animale a un sostegno. Lo posseggono i generi Pecten, Tridacna, Mytilus Pteria, Pinna; in alcune specie si trova soltanto nello stadio giovanile.
Il b. di Pinna può essere tessuto in una stoffa morbida, sericea, di colore bruno dorato, chiamata seta marina. Fino al 18° sec. gli abitanti delle coste siciliane, calabresi, tarantine e di Malta ne facevano guanti, cravatte ecc.” (Treccani online http://www.treccani.it/enciclopedia/bisso/ 8.10.2019)

bisso 1. tela finissima di lino, oggi usata come tela da ricamo: tovaglia di bisso; 2. filo corneo che alcuni molluschi lamellibranchi (p.e. i mitili) secernono per fissarsi agli oggetti sommersi; da quello della Pinna nobilis si ricava un filato noto come seta marina
Etimologia: ← dal lat. tardo bўssu(m), dal gr. býssos, che è d’orig. fenicia.”
(Garzanti linguistica http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=bisso/ 8.8.2015)

BISSO (dal gr. βυσσός, e questo dal fenicio būṣ; fr. bysse, sp. biso; ted. Byssus; ingl. byssus) fu così chiamata dai Greci una tela sottilissima e preziosa fatta col lino, proveniente dall’India e dall’Egitto e diffusa in seguito dai Fenici nel mondo mediterraneo. In Egitto le manifatture appartenevano ai templi che sotto i Tolomei avevano il monopolio delle tele per avvolgere le mummie (G. Lombroso, Recherches sur l’econ. polit. de l’Égypte sous les Lagides, Torino 1870, p. 108 segg.). Per il suo pregio il bisso era adoperato da principi e da sacerdoti, anche da membri della religione ebraica. Da alcuni si ritiene che venisse ricavato dal linum asbestinum, altri sostengono di non essere altro che il moderno cotone. Dall’uso ebraico, la Chiesa volle che gli abiti dei sacerdoti fossero realizzati in lino.
Nell’ambiente romano, il byssus si trova per la prima volta menzionato in Plinio. A Roma, oltre che nell’Egitto, il bisso veniva fornito dalla città di Scythopolis, presso Damasco, dalla Siria, e da Tarso in Cilicia, che come sappiamo essere citato nell’editto di Diocleziano, dai cui luoghi arrivavano le migliori qualità. L’Italia ne produceva poco.
L’uso di tela fine, sia per indumenti, sia per fazzoletti, tovaglioli, asciugamani, si diffuse negli ultimi tempi della repubblica: la donna fu la prima ad abbandonare la veste di lana per quella di lino, ed il più antico costume di lino fu il supparum.
Alessandro Severo fu un grande amatore delle tele di lino ed in genere gli imperatori facevano tessere il lino per conto proprio.
Il bisso della Pinna era così abbondante, che poteva essere tessuto in una stoffa morbidissima, sericea, di colore bruno dorato, con riflessi verdastri. Un tempo gli abitanti delle coste siciliane, calabresi, tarentine e di Malta, ne facevano guanti, cravatte e altri oggetti di abbigliamento. Tale industria fioriva ancora nel sec. XVIII, ma la materia prima era troppo scarsa, perché essa poteva acquisire notevole importanza (v. lamellibranchi). L. M. C., G. Cal., G. Mon.” (Treccani, Enciclopedia italiana di science, lettere ed arti 1930)

Bisso. È un prodotto di secrezione di una ghiandola che si trova nel piede di molti molluschi bivalvi, come la pinna, il mitilo ecc., e che fu detta appunto ghiandola del bisso. Questa secrezione appena emessa, si solidifica in fili assai resistenti, che servono a fissare il mollusco agli scogli. Talora il bisso di certi molluschi, come quello della Pinna nobilis, è bello ed elegante, con riflessi bronzati e simile alla seta. Ora non è più in uso, ma anticamente era assai pregiato e serviva a fare tessuti preziosi. E. G.-T.

Bisso. (tecn.) Tela o panno finissimo, preziosissimo, molle, delicato, che veniva usato dagli antichi. Si crede che fosse un tessuto di lino sottilissimo proveniente dalle Indie e dall’Egitto, di cui erano fatte le vesti dei più nobili. Siccome poi tali vesti erano spesso colorite di porpora, il più pregiato colore fra tutti era infatti il color di porpora. F. MZZL. (Lessona, Dizionario di cognizioni utili, enciclopedia elementare …1905)

Bisso. s.m. V. G. 1) Tela finissima, molle, delicata, che usavano gli antichi. 2) i naturalisti chiamano bisso marino quello che volgarmente dicesi pelo di nacchera …” (Fanfani, Wörterbuch der geschriebenen und gesprochenen italienischen Sprache 1895)

BISSO. Sost. masc. Sorta di tela di lino assai fine, e di tessuto rado, che oggidì serve specialmente a fare alcune delle vesti sacerdotali. Dal lat. byssus, e questo dal gr. βύσσος. – Fr. Giord. Pred. S: Imperocché di quel lino si fa il bisso, che è panno lino nobilissimo. Sacch. Op. dic. 51: Bisso era la camicia di lino sottilissima. Soder. Cult. Ort. 160: Pausania scrive: il bisso non nasce che in altra parte in Elide di Grecia, di tanta sottigliezza che non cede al bisso di Giudea. Baldell. F. Filostr. 132: Dicesi che il bisso vien prodotto da un arbore che è per l’altezza sua pari all’opio, e che ha le foglie che somigliano le foglie del salce.
§ I. E in locuz figurata.Borgh. S. Tertull. 878: Vestitevi della seta della bontà, del bisso della santità, della porpora dell’ onestà. § II. Bisso poeticam. dicesi ora per Mussolina finissima o altro simile tessuto. – Crudel. Rim. 67: Biacheggiante di trinoso Bisso sotto verde manto, Lascia il coro strepitoso E il solenne augusto cauto. Parin. Poes. 114: Con lieve Bisso il madido fronte a lui tergendo, E l’aurette agitando, il tardo sonno Inviterai. Fosc. Poes. 168: O quando l’arpa adorni, E co’novelli numeri, E co’molli contorni Delle forme, che facil Bisso seconda.” (Vocabolario degli accademici della Crusca, vol 2, 5° edizione 1863-1923)

BISSO. S. m. Gr. Byssos (gr.). Tela finissima, molle, delicata, che usavano gli antichi. È in Apul. – Franc. Sacch. Op. div. (Mt.) Bisso era la camicia di lino sottilissima. Fr. Giord. Pred. S. (C) Imperocchè di quel lino si fa il bisso, che è panno lino nobilissimo. Mor. S. Greg. Ch’è per lo cocco e bisso, se non la carità? la quale, acciocché sia perfetta, conviene che sia tinta due volte. Menz. Sat. 2. (Mt.) Or chi giaceva in bisso, in sterco sieda. Ros. Sut. 3. D’attortigliati bissi il capo avvolto. 2. Per estens. si dice anche, nello stil nobile e poetico, di certe Mussoline finissime d’India, Parin Vesp. in Parin. Op. 1. 167. (Gh.) Con lieve Bisso il madido fronte a lui tergendo. 3. (Zool.) Bisso marino chiamano i naturalisti la Seta del naccherone, che anco dicesi Pelo di nacchera. (Mt.)” (Dizionario della Lingua Italiana von Nicolò Tommaseo und Bernardo Bellini, 1861-1879)

Bisso (archeol.) Tela o panno, finissima, preziosissimo, molle, delicato, che usavano gli antichi … altri finalmente credono che sia stato la ciocca di pelo di seta che si trova aderente alla pinna marina.”
Bisso (zool. e tecn.) … Nella gran pinna del Mediterraneo questa sostanza è assai bene e grandemente sviluppata, … In Italia questo bisso viene adoperato in più sorta di lavori, e pochi sono i musei che non abbiano un guanto od altro tessuto di questa sostanza.” (Nuova enciclopedia popolare italiana 1857)

“Tra le sostanze sovente menzionate negli antichi scrittori, e delle quali la conoscenza può dirsi smarrita oggigiorno, trovasi il bisso. Né mai avviene d’incontrarci in questo nome, e l’incontriamo sovente, massime nei libri sagri, che non ci sentiamo invogliati di saper cosa fosse; tanto solenne era il suo uso presso gli antichi, e tanto discordi intorno ad esso sono le opinioni de’ moderni. … certa qualità di lino, … stoffe di seta, … ne mancarono taluni, che tennero in conto di bisso quella lanugine particolare ad una specie di conchiglia conosciuta sotto il nome di Pinna nobilis …” (Viviani, Del Bisso degli antichi 1836)

Inglese

Muschelseide, bisso marino: Sea-silk, byssus silk, pinna silk; frequenti sono le parafrasi: silk from the sea, silk of Pina (sic!); storico e non sempre chiaro: marine wool, marine byssus, sea-wool, fish wool, silkworm of the sea. I reperti commerciali e doganali contengono anche il termine hair of pinne marine.

Byssus: Nella Bibbia il termine bisso è tradotto come linen, white linen, fine linen, Egyptian linen, clothes of byssus; ma anche silk. Bysso ritorta è twined linen.

Edle Steckmuschel, Pinna nobilis: Pen shell, fan shell, fan mussel, rough pen shell, noble pen shell, seawing

Faserbart, ciuffo di bisso: Beard, tuft of byssus fibres, mussel beard, byssus fibre, holdfast

Termini bisso e bisso marino nelle enciclopedie, lessici, dizionari e letteratura tecnica inglesi

(non commentato – per ulteriori analisi vedi Maeder 2016, 2017a e b)

byssus: < Latin byssus, < Greek βύσσος ‘a fine yellowish flax, and the linen made from it, but in later writers taken for cotton, also silk, which was supposed to be a kind of cotton’ (Liddell & Scott), < Hebrew būts, applied to ‘the finest and most precious stuffs, as worn by kings, priests, and persons of high rank or honour’ (Gesenius), translated in Bible of 1611 ‘fine linen’, < root *būts, Arabic bāḍ to be white, to surpass in whiteness. Originally therefore a fibre or fabric distinguished for its whiteness.” (Oxford English Dictionary)

“The finest linen, known as ‘royal linen’, was almost sheer and is sometimes erroneously translated as byssus, after the Greek word for a thread spun from mollusk secretions, whose miraculous, gossamer quality the finest woven flax may have resembled.” (Riggs, Unwrapping Ancient Egypyt, 2014)

“From Late Bronze Age and Early Iron Age sources it may be possible to show, both from representations and from texts that indicate the direction of trade that Akkadian būşu is indeed the fabric made of mollusc filaments.” (Dalley, Ancient assyrian textiles and the origins of carpet design, 1991)

“Mention is sometimes made in historical texts of textile fibres which have proved hard to identify, and which are certainly not related to the common principal species…. Pinna marina, or squamosa, is the name for certain mussel species living in temperate sea water, especially in the Mediterranean and off the coast of India. The mussel clings to underwater rocks by means of long tufts of hair growing out of its shell. After they have been cleaned, these tufts make a lustrous spinning material which was used even in prehistoric times for weaving fine fabrics. Arab merchants called this material ‘sea-wool‘.” (Geijer, A history of textile art, 1979)

“BYSSUS (βύσσος). It has been a subject of some dispute whether the byssus of the ancients was cotton or linen. Herodotus (2.86) says that the mummies were wrapped up in bandages of this material (σινδόνος βυσσίνης τελαμῶσι; cf. 7.181), and an examination of mummy cloth with the microscope has shown it to be linen and not cotton cloth. Byssus in Herodotus therefore signified linen made from flax, and not cotton, which he calls tree-wool (εἴριον [Att. ἔριον] ἀπὸξύλου, 3.47, 106, 7.65). The robes of byssus mentioned by Aeschylus (Sept. c. Theb. 1039; Pers. 125) and Euripides (Eur. Ba. 821) we may take to have been linen. In the same way linen is meant when we are told that the limbs of Osiris were wrapped in byssina (Diod. 1.85), that the image of Isis was covered with a black linen garment (Plut. Is. et Osir. 39), and that the great ship of Ptolemy Philopator had a sail of byssus (Athen. 5.206 c). But in some writers byssus is erroneously used to signify cotton (τὴν δὲ βύσσον φύεσθαι δένδρον φασι, Philostr. Vit. Apoll. 20), and Strabo even gives the name to silk, which he supposed to be a kind of cotton (τὰ Σηρικά, ἔκ τινων φλοιῶν ξαινομένης βύσσου, Strab. xv. p.693). It seems in later writers to have signified a fine and costly texture, made generally of linen, but perhaps in some cases of very fine cotton. Simaetha in Theocr. 2.73 goes sightseeing in a dress of byssus (βύσσοιοκαλὸν σύροισα χιτῶνα) ; it is mentioned by Apuleius as a thin dress ( “bysso tenui pertexta,”Met. 11.100.3); and it is spoken of in the Gospel of St. Luke (16.19) as part of the dress of a rich man (cf. Rev. 18.12). Pliny (19.21) speaks of it as a species of flax (linum), which served mulierum maxime deliciis, and was very expensive. The word comes from the Hebrew bûtz, and the Greeks probably got it through the Phoenicians. Pausanias (6.26.4) distinguishes byssus from hemp (καννάβις) and flax (λίνον), and in another passage (5.5.9) says that it was grown in Elis, being not inferior to that of the Hebrews in fineness, but not so yellow (ξανθή) ; and that the women in Patrae gained their livelihood by making headdresses (κεκρύφαλοι) and weaving cloth from it (7.21.7). Mr. Yates thinks that λίνον was the common flax, and that βύσσος was a finer variety, but the byssus in Elis may have been a species of cotton. (Yates, Textrinum Antiq., p. 267.) [W.S]” (A Dictionary of Greek and Roman Antiquities. Smith, Wayte, Marindin. London. 1890) (http://www.perseus.tufts.edu/ 15.10.2019)

Nel libro Textrinum Antiquorum di James Yates, vol. I sulle fibre di origine animale c’è un capitolo di otto pagine sulla fibra del ciuffo della pinna e sulle fibre che ne derivano dal titolo “Fibres of the Pinna“. Ma nel capitolo non viene mai menzionato il termine bisso. Invece, troviamo il termine bisso nel vol. II, in un passaggio sulle fibre di origine vegetale. Come sotto capitolo sul lino §70 viene menzionato il bisso. Nel testo viene dibattuto se si tratti di lino o di cotone, soprattutto per quanto riguarda le bende per mummie egiziane. (Yates. Textrinum Antiquorum: An Account of the Art of Weaving Among the Ancients 1843)

Linen: cloth made from flax. Several different Hebrew words are rendered linen, which may denote different fabrics of linen or different modes of manufacture. Egypt was the great centre of the linen trade. Some linen, made from the Egyptian byssus, a flax that grew on the banks of the Nile, was exceedingly soft and of dazzling whiteness. This linen has been sold for twice its weight in gold. Sir J.G. Wilkinson says of it, ‘The quality of the fine linen fully justifies all the praises of antiquity, and excites equal admiration at the present day, being to the touch comparable to silk, and not inferior in texture to our finest cambric.’” (Smith’s Bible Dictionary, 19th century)

Francese

Muschelseide: Soie marine, soie de mer, laine de mer, laine marine, soie de pinne, soie de pinne mariné, soie de byssus, poil de nacre, ma anche solo bysse.
Storicamente, ma poco chiari nel significato, sono i termini laine d’or, etoffe d’or, poil de poisson, lin marin, tissu d’ablaque. Negli elenchi commerciali e doganali si usano i termini laine o byssus de pinne marine (sotto il termine collettivo poils).

Byssus: Il termine biblico Byssus è regolarmente tradotto come lin fin o fin lin; bisso ritorta è fin lin retors.

Edle Steckmuschel: Pinne marine, pinne noble, pinne géante, grande nacre, jambonneau de mer, jambonneau hérissé Storici: jambon, coquille porte-laine ou porte-soie, fourreau de pistolet, ver à soie de mer, chenille de la mer, nacre de perle

Faserbart: Byssus, filament de byssus, barbe, touffe de filets, touffe de fibres

Termini bisso e bisso marino nelle enciclopedie, lessici, dizionari e letteratura tecnica inglesi

(non commentato – per ulteriori analisi vedi Maeder 2016, 2017a e b)

“Les dictionnaires latin et grec classiques décrivent donc les mots byssus et βύσσος comme une fibre végétale comme le coton ou le lin … Cette traduction est erronée. En réalité, le byssus est un tissu diaphane, créé en utilisant une fibre provenant d’un mollusque acéphale à coquille bivalve. À notre connaissance, il n’en existe aucun spécimen authentique du haut Moyen Âge.” (Ditchfield, La culture matérielle médiévale – l’Italie méridionale byzantine et normande. In Collection de l’école française de Rome 2007)

BYSSE, BYSSUS, subst. Masc.
A.− ANTIQ. Matière textile, sorte de lin que les anciens teignaient en pourpre et dont ils fabriquaient de riches étoffes. Elle étoit vêtue d’une robe de bysse aurore (CHATEAUBRIAND, Les Martyrs,1810, p. 46). Il était nu-tête, sous un parasol de byssus, que portait un nègre derrière lui (FLAUBERT, Salammbô,t. 1, 1863, p. 108).
B.− P. anal.
1. BOT. Production filamenteuse de certains cryptogames qui forment les moisissures des lieux humides […].
2. ZOOL. Filaments soyeux sécrétés par une glande de certains mollusques bivalves servant à fixer l’animal sur le rocher. Synon. soie de mer : 2. Nous avons trouvé peu après dans l’anse de l’Astrolabe un grand nombre de [mollusques] turritelles roses (…) de jolies modioles enchevêtrées dans leur byssus cotonneux et cachées sous les rochers. [NelleZélande]. DUMONT D’URVILLE, Voyage de découvertes autour du monde, t. 2, 1832-34, p. 594. […]” (Trésor de la Langue Française informatisé, Centre National de Ressources Textuelles et Lexicales, https://www.cnrtl.fr/definition/byssus, 8.10.2019)

BYSSUS. On désigne sous ce nom, ou encore sous celui de soie de mer, une matière textile … On estime la production totale annuelle de byssus à environ 200 kg. Les moules, les filaments et les produits de leur mise en oeuvre ont été exposés en 1878.” (Dictionnaire encyclopédique et biographique de l’industrie et des arts industriels, Lami & Tharel 1881)

Tissus d’ablaque (ou byssus de pinne-marine): On appelle ablaque dans le langage commercial, le byssus de la pinne-marine (voir pour le byssus des anciens, l’Introduction au Dictionnaire des Tissus, pages XLVIII et XLIX). On désigne sous le nom de byssus une étoffe de filaments qui proviennent de certains mollusques. Celui de la pinne-marine est très long, très fin; son moelleux et son brillant lui donnent une grande ressemblance avec la soie. La pinne-marine est nommée coquille porte-soie par Aristote, qui signalait dans le byssus de ce mollusque une fibre textile.” (Dictionnaire général des tissus anciens et modernes: […] Bezon & Lorrain 1863)

Bysse, (Hist. des Arts.) Il est singulier que ce mot soit le même en Hébreux, en Grec, en Latin, & en François, sans qu’on connoisse précisément ce qu’il désigne. On sait seulement que c’est le nom de la matiere qui servoit au tissu des plus riches habillemens. Il en est beaucoup parlé dans les auteurs prophanes & dans l’Écriture : (Ezechiel, xxvij. 16. I. liv. Paralip. xv. 27. Esther, viij. 15. &c.) on y lit que David avoit un manteau de bysse, aussi bien que tous les chantres & tous les lévites ; surquoi la plûpart des Naturalistes prétendent que ce bysse étoit la soie des pinnes-marines, ou de l’huître perliere mise en œuvre. Voyez Pinne-marine. Quelqu’amusante que soit cette idée, il est difficile de se persuader que du tems de David & de Salomon, la soie du poisson pinne ait été assez commune dans ces pays-là, pour qu’un si grand nombre de gens pussent en avoir des manteaux ; ce qui est certain, c’est que le bysse dont il s’agit ici, étoit différent du lin ordinaire. Le passage de S. Luc, chap. xvj. 19. où il est dit dans notre édition Latine, conformement au Grec, que le mauvais riche étoit vêtu de pourpre & de bysse, n’embarrasse pas moins les interpretes du Nouveau Testament.
Il est d’abord incontestable que toutes les versions Espagnole, Italienne, Françoise, ou autres, qui pour s’accommoder à nos usages modernes, ont traduit qui étoit vêtu de pourpre & de soie, s’éloignent également de l’exactitude & du vrai. En effet le byssus étoit une toute autre matiere que notre soie, comme on peut le prouver évidemment par un grand nombre d’anciens écrivains, & pour abreger, par le seul dictionnaire de Pollux, liv. VII. chap. xvij.
On ne sauroit approuver davantage la traduction des Jésuites, qui s’habilloit d’écarlate & de toile fine, parce que byssus ne signifie point une toile fine dans le sens que nous attachons au mot de toile. MM. de Port-Royal ont rendu plus exactement le terme Grec, qui étoit vétu de pourpre & de lin ; mais ils n’en ont pas dit assez, car il s’agit ici nécessairement de quelque chose qui est au-dessus du simple lin. M. Simon l’a bien vû ; aussi a-t-il traduit, qui se vêtoit de pourpre & de fin lin. Il appuie sa traduction d’une très-bonne note. ” Il y avoit, dit-il, une espece de fin lin qui étoit fort cher, & dont les plus grands seigneurs se vêtoient en ce pays-là, & dans l’Egypte. Ce riche en avoit un habit de couleur de pourpre “.
MM. de Beausobre & Lenfant ont traduit de même, qui alloit vêtu de pourpre & de lin très-fin ; c’est-à-dire, ajoûtent-ils dans leurs notes, d’une étoffe de lin fin teinte en pourpre.
Ceci s’accorde parfaitement avec Pline, qui assûre que le bysse étoit une espece de lin très-fin. Pausanias dit la même chose, & remarque que dans toute la Grece, il ne croissoit de bysse qu’en Elide. Plusieurs modernes sont du même avis, & en particulier Bochart, qui remarque que le byssus étoit un lin fort fin, qu’on teignoit souvent en pourpre. On peut aussi consulter le vocabulaire Grec de Hésychius, & Leydekker dans sa république des Hébreux.
Ceux qui soûtiennent que le byssus n’étoit autre chose qu’une toile de coton fort fine, connue seulement aux Indes, & par conséquent très-chere dans les autres pays, s’appuient du récit de Philostrate, qui raconte qu’Apollonius de Tyane étant aux Indes, observa que tout le byssus dont on se servoit en Egypte, venoit uniquement des Indes. Mais l’autorité de Philostrate, auteur d’un vrai roman fait sous le titre de la vie d’Apollonius de Tyane, ne sauroit détruire des témoignages formels, qui prouvent qu’il y avoit d’autre bysse que celui des Indes.
Enfin Philon assûre (Philo, de Somnüs, pag. 597. édit. in-fol.) que le byssus est de tous les lins le plus beau, le plus blanc, & le plus fort ; qu’il n’est point tiré d’une chose mortelle, mais de la terre, & qu’il devient toûjours plus blanc & plus brillant lorsqu’on le lave comme il faut. Voilà donc l’amiante ou le lin incombustible, sous le nom de byssus dans Philon.
S’il est permis de dire notre sentiment après tant d’habiles critiques qui ont tâché d’éclaircir ce que l’on doit entendre par le byssus des anciens, nous croyons pouvoir conjecturer avec vraissemblance, que ce mot est un terme générique, qui signifie dans leurs écrits une matiere rare ; tirée du regne végétal & même minéral, en divers lieux & en divers pays, de laquelle matiere ils faisoient diverses étoffes riches & précieuses. Il y avoit le bysse des Indes, d’Egypte, de Grece, comme nous avons de la porcelaine de divers pays.
Nous ne doutons point encore que sous ce nom, les anciens n’ayent confondu les cotons, les oüattes, en un mot tout ce qui se filoit, & qui étoit d’un plus grand prix que la laine.
Mais s’il est certain qu’il y avoit chez les anciens du bysse tiré du regne végétal, il y a tout lieu de penser qu’ils tiroient aussi du byssus des pinnes-marines. Que dis-je, de penser ? Aristote l’assûre positivement ; car il nomme byssus, la soie de ces coquilles.
On a connu de tout tems l’art de la filer ; ainsi l’on ne peut douter qu’elle n’ait été souvent employée pour les habits des grands seigneurs, dans des siecles où la soie n’étoit que très-peu connue, & ne se voyoit que rarement.
En effet ce byssus de coquillage, quoique filé grossierement, paroît beaucoup plus beau que la laine, & approche assez de la soie : on en fait encore à présent des bas, & d’autres ouvrages qui seroient plus recherchés si la soie étoit moins commune.
Pour filer cette sorte de byssus, on le laisse quelques jours dans la cave pour l’humecter & le ramollir ; ensuite on le peigne pour en séparer la bourre & les autres ordures qui y sont attachées ; enfin on le file comme on fait la soie.
Si je connoissois quelque ouvrage, quelque traité particulier sur le byssus des anciens ; j’y renvoyerois les curieux. Voyez cependant l’article Byssus. (Le chevalier de Jaucourt.)” (Diderot/d’Alembert 1751, Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers)

“PINNE – MARINE, (Conchyliol.) coquillage de mer, composé de deux valves, quelquefois chargées de pointes & de tubercules; ce coquillage est le plus grand de son genre que nous ayons dans nos mers; Les Vénitiens l’appellent astura, les Napolitains perna, & nos naturalistes pinna ou pinna – marina. …
Il s’en trouve de différentes grandeurs, depuis un pié jusqu’à deux & demi de longueur; & elles ont dans l’endroit le plus large, environ le tiers de leur longueur; il sort de ce coquillage, une espece de houpe, longue d’environ six pouces, plus ou moins, & garnie, selon la grandeur ou la petitesse de la coquille. Cette houpe est située vers la pointe, du côté opposé à la charniere. Elle est composée de plusieurs filamens d’une soie brune fort déliée; ces filamens regardés au microscope paroissent creux: si on les brule, ils donnent une odeur urineuse comme la soie. …
Les auteurs qui ont parlé de ce coquillage, disent qu’il est posé dans la mer verticalement, la pointe en – bas, & c’est apparemment sur la foi des pêcheurs, qu’ils lui ont donné cette situation, qui n’est pas aisée à vérifier. On peut plus compter sur ce que les pêcheurs assurent, que les pinnes sont toujours attachées aux rochers ou aux pierres des environs, par une houpe de filets; car pour les tirer du fonds de [p. 642] l’eau, il faut toujours briser cette houpe.
On les pêche à Toulon, à 15, 20, 30. piés d’eau, & plus quelquefois, avec un instrument appellé crampe; c’est une espece de fourche de fer, dont les fourchons ne sont pas disposés à l’ordinaire; ils sont perpendiculaires au manche; ils ont chacun environ 8 pouces de longueur, & laissent entr’eux une ouverture de 6 pouces, dans l’endroit où ils sont les plus écartés. On proportionne la longueur du manche de la fourche ou crampe, à la profondeur où l’on veut aller chercher les pinnes; on les saisit, on les détache, on les enleve avec cet instrument.
La houpe de soie part immédiatement du corps de l’animal; elle sort de la coquille par le côté où elle s’entrouvre, environ à 4 ou 5 pouces du sommet, ou de la pointe dans les grandes pinnes. … Je finis, en observant que si la plûpart des faits singuliers d’histoire naturelle que nous lisons dans divers auteurs, étoient examimés avec attention, il y auroit bien des merveilles détruites ou simplifiées, car on ne sait point assez jusqu’où s’étend le goût fabuleux des hommes, & leur amour pour le singulier. (Le Chevalier de Jaucourt.)” (Diderot/d’Alembert 1751, Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers)